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17.10.10

* * ARMLESS MONKEYS SUCK BANANAS FROM THE BANANOS * *

















Il caldo sembrava appicicarsi alla pelle, non lasciando uno sfogo neanche per il più piccolo poro dell'epidermide, già messa a dura prova dalle punturine di quella moltitudine di insetti che si muovevano nella notte come sciami di uccelli migratori. Li osservava come ipnotizzato, mentre seduto sulle scale dell'uscio si accarezzava i suoi corti e biondissimi capelli. In quegli istanti dilatati fino allo spasimo, pensava all'intelligenza degli insetti e si ricordava di aver letto un articolo sui moscerini della frutta che pur essendo sprovvisti di sistema nervoso si muovono reagendo agli stimoli esterni. All'altro capo del giardino si dondolava sull'amaca masticando del vecchio tabacco di importazione, una luce fioca e giallastra fa da cornice a questa quiete inaspettata. Quei giorni erano trascorsi nella più assoluta frenesia, il vecchio Motel ai bordi della strada, andava restrutturato radicalmente. Costruito nella più remota periferia della Pechino degli anni Settanta, il Mandarin, così si chiamava, era il luogo dove i manager occidentali incontravano la delizia edulcorata di una grazia orientale, tutta femminile, ormai incompatibili con i ritmi della postmodernità avanzata. Il pavimento di legno era tutto un foro, certo non gli erano giovati i dieci anni di occupazione da parte di un manipolo di artisti disgustati dall'arte di regime, i nuovi iperrealisti dai volti diafani che intasano le vie della seta dell'arte contemporanea. Nel corso dell'ultima decade, la tromba delle scale del Motel ha ospitato un grappolo di casse di legno, legate l'una all'altra, singole monadi che si trovano a coesistere in un'armonia ritrovata. Strani personaggi e strane abitudini si avvicendavano in questo scampolo di utopia, pensando che non tutto fosse da buttare gli davano man forte i suoi nuovi amici, una giovane attrice francese e un funambolo della Kamchakta con un talento da amanuense. Ben presto si misero al lavoro, qualcuno costruì un soffitto di borse di cuoio all'interno del quale deporre oggetti ed abiti, qualcuno pensava sempre a distrarli e a farli rilassare al termine di quei lunghi pomeriggi congestionati dal duro lavoro. I momenti trascorsi insieme, le notti insonni a pensare e a speculare nel silenzio assoluto della notte divennero un metodo perfettibile, ma degno di essere definito tale.

Marco Tagliafierro
“Mentre sfortunati in cerca di meraviglie naturali aspettano in una coda chilometrica di entrare nell’appena ricostruito California Academy of Sciences, Sabato scorso, un’altra esperienza poche miglia più a sud in apertura della mostra "Obsessions" presso il Peninsula Museum of Art in Belmont avviene in contemporanea. La mostra presenta una serie di collezioni private, compresa la raccolta del Zymoglyphic’s Museum di Xenophora.

Qui i visitatori scrutano attentamente queste piccole conchiglie che raccolgono conchiglie, sassi e altri oggetti per allegarle al loro guscio man mano che crescono. Alcuni si sono chiesti se fossero costruiti gli oggetti, forse una sottile variazione di cani, delfni o pesci di conchiglie venduti come souvenir nelle località turistico-balneari. La maggior parte erano stupiti dal fatto che tali creature, apparentemente molto semplici, possano creare qualcosa di tanto interessante ed esteticamente piacevole. Una visitatrice di una certa età era addirittura indignata dal fatto di non essere mai venuta a conoscenza prima di allora dell’esistenza di questi animali, credendo che se fosse esistita una cosa così interessante, di sicuro lei ne avrebbe già sentito parlare.

I collezionisti di conchiglie tendono ad apprezzare esemplari lucidi, lisci e rari. Trovano la "conchiglia che raccogliere conchiglie" un’idea divertente, ma non sembra essere molto interessante il fatto di collezionarle. La Xenophora attira l’interesse di un piccolo pubblico scientifico, ma non molti di più. Il rivale di raccolta di Xenophora del Museo Zymoglyphic è l’ Accademia delle Scienze stessa, che, secondo il suo catalogo possiede una collezione di invertebrati che conta solo 18 esemplari della famiglia della Xenophoridae.

[…]”.

Xenophora – Part 2, Sabato 4 Ottobre 2008, Jim Stewart (The zymoglyphic Museum Curator’s Web Log), Traduzione di Davide Stucchi






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